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Dei ritardi e delle penniche

Vi scrivo in tempo reale. (Esisterà una cosa tipo il live blogging o l’ho appena inventata?)

Sono riuscito a non andare al lavoro (nello specifico a fare una lezione) perché sono rimasto addormentato. E la lezione era oggi pomeriggio alle 17.30.
Che imbarazzo.

Contestualizziamo.
Stamattina mi sono alzato molto presto per studiare, e in effetti sono riuscito ad avere l’intera mattinata a disposizione. Il punto è che non sono andato a dormire prima del solito, per compensare questo raptus studiereccio. Risultato: sono arrivato alla fine della prima lezione del pomeriggio abbastanza cotto.
Fortunatamente oggi fra una lezione e l’altra avevo un buco, così sono passato da casa, mi sono preparato una spremuta di arancia e ho deciso di buttarmi sul letto una mezz’oretta per riprendermi. Sveglia fissata alle 17.10, “tanto la casa dove devo andare dopo è qui vicino”.

Mi sono svegliato alle 18.07, perché la mamma del bimbo mi stava chiamando per sapere perché non arrivavo.

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Il live blogging si è interrotto per cause di forza maggiore, riprendo ora a scrivere in differita.
Quando la mamma mi ha chiamato, non ho risposto (anche perché ero ultra addormentato e ci ho messo un attimo a realizzare la situazione). Le ho scritto un sms dopo un po’, rifilandole una balla colossale ma plausibile, tipo che mi avevano soppresso un treno e avevo dimenticato il cellulare a casa, quindi non ero riuscito ad avvertirli. Ovviamente non potevo dirle la verità, potremmo definirla una balla a fin di bene salvare la propria dignità professionale.
Ormai consideravo la lezione saltata, per questo avevo iniziato a bloggare, ma lei a sorpresa mi ha chiesto di andare comunque, allora mi sono preparato al volo e -meno male che abitano vicino-  ho ancora salvato la lezione di oggi.

Conclusioni
Non sono sicuro se si possa trarre un insegnamento da questa appassionante vicenda.
Forse la prossima volta potrei farmi un caffè triplo, visto che i pisolini di mezz’oretta tendono a degenerare in dormite dalla durata tripla. Oppure magari, ma proprio magari, potrei andare a dormire un po’ prima la sera. (Nah, che idea balzana.)

L’unica cosa certa è che avrei bisogno di una vacanza. Di sei mesi. Due volte l’anno.
No, seriamente. Se inizio ad essere già così fuso ora, non oso pensare come arriverò a maggio. O a giugno.
Speruma.